IN INVERNO, LA MORTE

Marciapiedi e pozzanghere.
La pioggia scende,
sbattendo incessantemente,
in un pomeriggio scuro;
tempo per letarghi.

Lampioni solitari,
come piccoli ombrosi soli,
illuminano corpi stanchi.
E ombrelli copiosi
riversano acqua
che, come lacrime amare,
da smog avvelenate,
scivolano lungo i stivali
infangati, riempiti
da gambe stanche,
svilite compagne di piedi
fradici, aspettando invano
l’ennesimo autobus.

Piove ancora sulle teste,
pesano le braccia alzate
e grondano le poche
sagome correnti tra il traffico,
i ritardi e il diluvio.

Una macchina sfreccia
incurante dei pedoni
e delle guance bagnate
di solitudine e stress,
e mi sorprende
a ridosso di un accumulo
d’acqua stagnante,
inondandomi i polmoni,
il cervello e i pantaloni.

Oddio, quanto mi costa
sopravvivere in inverno.
Quasi mi si fermano i battiti.

IN INVERNO, LA MORTEultima modifica: 2022-04-13T22:11:31+02:00da pabproject
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