Intervista a Valentina De Fraja

Cara Valentina, innanzitutto grazie per il tempo concesso.

Benvenuta alle domande “scomode”, spero comprenderai il motivo per il quale le chiamo così.

Mi piacerebbe, anche per questo, conoscere qualcosa in più del tuo pensiero e del tuo linguaggio ma anche delle te non scrittrice, la Valentina quotidiana.

Sia chiaro, puoi rispondere alle domande che vuoi. Considera che puoi anche mentire spudoratamente 😀

1 – EVERYTHING CHANGES è la tua prima pubblicazione, ce ne parli un po’?

Il titolo prende il nome da una famosa canzone dei Take That, Everything Changes but you (tutto cambia tranne te), di cui la protagonista era ed è tutt’ora una grande fan. Ma è anche una metafora della sua vita: tanto più Jennifer vede il mondo girare come una giostra impazzita e gli altri cambiare, evolversi, tanto più lei si rifugia nel suo mondo dorato (anzi rosa) fatto di musica e collezioni di bambole. Ma un giorno all’improvviso dovrà abbandonare le sue convinzioni filosofiche per correre in giro per l’Europa, verso un destino nuovo e imprevedibile, dove tra cadute e inciampi in questo campo minato che è la vita, imparerà come tutto questo sia necessario per arrivare quanto più vicini alla versione migliore che si è immaginati di se stessi.
È la mia prima pubblicazione perché nel marasma di tutti i miei scritti, quando mi sono decisa a proporre qualcosa a qualche casa editrice, ho pensato che questo romanzo fosse il più adatto, o forse il meno peggio. Non è facile neanche per chi scrive da sempre aprirsi al grande pubblico ed essere pronto a essere giudicato. Forse è un’esigenza che nasce all’improvviso per la quale si è pronti a superare la paura, e devo dire che ne vale la pena.

2 – Da dove nasce l’esigenza di scrivere?

Nasce da sempre, da piccola scrivevo anche se non sapevo farlo imprimendo geroglifici su pezzi di carta che disseminavo per casa. Credo fosse un modo per fermare i pensieri in qualche maniera. A cinque ho praticamente implorato i miei genitori di smettere di mandarmi l’asilo e di iscrivermi ad una “scuola vera ” perché avevo bisogno impellente di imparare a scrivere. E infatti a cinque anni il contatto con la penna sul foglio in forma di parole provocò in me sempre maggiore emozione e sicurezza, come quando sai di percorrere la strada giusta. Negli anni non ho mai smesso di scrivere: diari, lettere, racconti, poesie, romanzi e sceneggiature, non sapendo se facendolo bene o male, ma sempre divertendomi. Sì, credo che la scrittura sia una forma di intrattenimento prima di tutto personale. Però poi le parole devono andare verso il lettore, non possono essere confinate nel micromondo di chi le ha create.

3 – Stai lavorando ad altro, al momento?

Sto lavorando ad altro ma quello che mi leva il sonno (e anche tempo per dedicarmi a questo “altro”) è la versione inglese di Everything Changes. L’idea mi è malauguratamente venuta perché, inaspettatamente, il libro ha attirato molta attenzione da parte dei fan club dei Take That nel mondo, che hanno cominciato a chiedermi dove trovare la versione inglese, e la risposta era ovviamente “da nessuna parte!”. Alcune fan spagnole e della Costa Rica hanno comunque acquistato il libro, leggendolo con non con pochi sforzi in italiano, e questo mi ha convinto a iniziare questo nuovo percorso. Ingenuamente ed entusiasticamente pensavo fosse abbastanza facile e mi sono affiancata alla prima persona che millantava doti di traduttore. Niente di più sbagliato… ma per dirla all’inglese “you win or you learn” quindi dopo aver capito che la traduzione era tutta sbagliata, mi sono rimboccata le maniche e con l’aiuto di una madrelingua che, guarda caso, si chiama proprio Jennifer ed è nata il mio stesso giorno dello stesso anno (niente per caso!) ho iniziato da capo. È davvero molto difficile rendere in inglese molte espressioni italiane e soprattutto rendere divertenti le battute; contando il fatto che il libro è pervaso da una constante, sottile ironia puoi comprendere come si stia rivelando difficile, ma siamo quasi in dirittura d’arrivo e io non mollerò, fosse l’ultima cosa che faccio! A volte penso chi me lo ha fatto fare… pero’ oramai l’ho presa come una sfida perché era un mio sogno; e i sogni si sa sono profondamente individuali e mai comuni, e soprattutto, non necessariamente, ragionevoli. (Bella frase! la metterò nel prossimo libro!)

4 – Ho visto che su Instagram utilizzi una pagina dedicata al libro. Pensi possa aiutare? E perché non hai scelto di avere una pagina “autrice”?.

Questa è una cosa che mi hanno chiesto in tanti e ti rispondo così: ho ritenuto che Jennifer avesse talmente tanto da dire e si aprisse a così tante sotto tematiche da meritare una pagina a parte. Ad oggi non sono pentita della scelta , ancora oggi a due anni di distanza (a proposito , in questi giorni ricorre il suo secondo compleanno. Auguri Jennifer!) continua a estrarre conigli da cilindro, prestarsi a nuovi progetti e a far parlare di sé. La pagina insta a questo proposito si è rivelata un un grande contenitore.

5 – Ho visto che te l’hanno già detto ma te lo chiedo anch’io: assomigli tanto alla ragazza sulla cover, è una casualità o è fatto di proposito?

Questa cosa che dicono che somiglio alla ragazza della cover un po’ mi fa sorridere un po’ mi fa piacere, perché lei è bella e ha gli occhi azzurri e un naso perfetto, a differenza di me! Scherzi a parte, volevo un’immagine un po’ pin up che mi ricordasse come avevo immaginato Jennifer e la scelta è ricaduta su quel disegno… poi in tanti mi hanno detto che mi somigliava e ci ho giocato un po’… tanto che all’ultimo comicon a Napoli ho deciso di fare il cosplay di Jennifer, anche perché è vero che in Valentina c’è un po’ di Jennifer! Jennifer interiormente mi somiglia molto, per il suo amore per la musica, il cinema e la letteratura classica, un po’ per la sua indolenza, ma anche per il suo coraggio e il suo entusiasmo. In ognuno di noi alberga una natura duale, Jennifer è la mia parte solare, socievole, impulsiva, che va avanti senza paura per tentativi ed errori. Valentina è la parte oscura, profonda e più seria, riflessiva e prudente. Io ovviamente sono l’una e l’altra , tanto che per questo motivo, un po’ per scherzo, un mio amico mi aggiunse su facebook Jennifer come secondo nome, e qualche volta anche sul lavoro, i colleghi si confondevano e mi chiamano così. L’anno scorso per sbaglio me l’ hanno anche messo su un contratto, il che mi ha fatto davvero ridere.

6 – Chi ti ha fatto la copertina del libro? Collabori con qualche illustratore/ice o grafico/a?

No, non collaboro con nessuno, uno dei buoni propositi della pubblicazione è che avrebbe dovuto essere fatta a zero spese, e fortunatamente avendo molti amici che mi vogliono bene e che hanno creduto in questo progetto, Jennifer ha avuto una degna copertina fatta in amicizia dal mio amico Sandro Puoti (a proposito ancora grazie Sandro! Ma non ho ancora finito di romperti le scatole, c’è la versione inglese che…). Sandro non è nemmeno un grafico di professione ma una persona eclettica dai mille talenti che mi ha capito al volo, ha ascoltato la storia della cover (perché dietro alla cover c’è una storia ) e dopo poco et voilà la bellissima copertina colorata di Everything Changes tutto cambia era pronta. Vederla è stata un’emozione fortissima… una delle prime della sequela infinita che continua a darmi questa storia.

7 – Ho visto che in una foto è presente anche una tazza che riprende la copertina del libro, dici che i gadget aiutano?

Mah non lo so, io mi considero una scrittrice tout court di quelle che vogliono scrivere e basta, al massimo parlare del proprio libro, la tazza me l’hanno regalata alcune amiche e mi ha fatto molto piacere ma non mi metterei a spendere soldi in gadget. Vedo che molti fanno i segnalibri ed è una cosa carina e forse amici un tentativo di farsi notare e promuoversi. Cosa non facile per uno scrittore emergente . Ripeto sono cose carine ma il libro è quello che vale, se ha realmente qualcosa da dire o no, se la storia rimane nel cuore e fa quasi dispiacere arrivare all’ultima pagina e quando si arriva hai subito voglia di consigliarlo a qualcuno. Tutto il resto è noia.

8 – Cosa ti fa paura?

È una bella domanda. Devo dire che la mia famiglia è un grande punto di riferimento, qualcosa di grande su cui contare, un qualcosa che ti ama per come sei non importa quanti sbagli fai, ti ama perché sei tu e basta. È un luogo dove puoi essere sempre te stessa, con tutti i difetti e le tue debolezze, per loro sarai sempre perfetta in tutte le tue imperfezioni. In passato da giovane, nella mia fase ribelle, l’ho sottovalutata, anche odiata se vogliamo e ho cercato di fuggire da essa in tutti i modi, ma penso sia normale quando uno vuole costruire una propria personalità. Ecco il fatto di doverla perdere prima o poi mi fa molta paura. Mi immagino il vuoto ad ogni passo.

9 – Libero arbitrio o destino?

Io penso che noi abbiamo e dobbiamo usare il libero arbitrio in maniera costante, ma ricalchiamo le orme di un destino già scritto. Solo che non lo sappiamo. Dobbiamo scrivere di questo futuro già scritto, però fatto di pagine bianche, perché è scritto con inchiostro invisibile.

10 – Parlami della tua passione più grande. Non importa sapere di cosa si tratti (magari non lo vuoi dire e non è la scrittura), mi interessa sapere cosa ne ricavi. Cosa provi quando la pratichi e quando non ti è possibile farlo?

Le mie passioni si sono palesate molto presto nella mia vita e sono state da sempre la scrittura, il disegno, il teatro, la musica e le lingue straniere. Io li considero quasi degli automatismi, qualcosa a cui nessuno ti ha avvicinato ma c’erano nella tua anima da sempre, tipo i “semi” di Aristolete. Ad un certo punto della mia vita poi questi interessi si sono intrecciati con una grande vocazione educativa. Ho scelto consapevolmente di essere nel mondo dell’educazione già nella scelta del liceo, poi con l’università e le variegate esperienze che ho fatto in vari ambiti. Non mi interessava fare subito l’insegnante, che è stato fosse un punto di arrivo, ma obiettivo è stato quello di accumulare e rielaborare più esperienze possibili per poter essere magari alla fine non solo un esperto di educazione ma anche un mentore interessante, uno che avesse qualcosa da dire e potesse essere modello utile per le nuove generazioni.

11 – Scrivi più di giorno o di notte?

Di notte, preoccupazioni quotidiane a parte, a volte la mente si apre a scenari fantastici e ho sempre grandi ispirazioni tanto che a volte vorrei alzarmi e mettermi al pc, ma non lo faccio quasi mai. Quando posso , cerco di recuperare la mattina come si fa con i sogni. Scrivo al pc ma è molto bello anche prendere appunti a mano, nonostante la mia pessima scrittura vedere la penna che scorre sul foglio è sempre una grande emozione, mi ricorda la mia giovinezza soprattutto quando scrivevo sui diari e l’attrito con foglio provocava scintille di passione.

12 – Che lavoro fai?

Credo di aver già anticipato del mio lavoro di insegnante, che è arrivato dopo un percorso da outsider fatto di esperienze diversificate, anche all’estero prima come insegnante di lingua inglese alla primaria, ora molto orgogliosamente e anche investita da un grande senso del dovere e responsabilità, su posto di sostegno. Quest’anno sono alla scuola Madonna Assunta, presidio di eccellenza in Campania del metodo Freinet e sono molto felice perché sposa perfettamente il mio modo di intendere l’educazione. E in generale nonostante tutte le difficoltà mi considero fortunata: essere insegnate riassume tutte le mie passioni, in più i bambini sono sempre portatori di punti di vista freschi e dinamici. Dato che prima non te l’ho raccontato, ti dico che sono loro che mi hanno suggerito l’idea per la copertina: Quando insegnano inglese avevo tradotto in maniera semplificata alcuni stralci del libro per le prove invalsi. Loro si sono appassionati alla storia e un giorno si sono messi a fare disegni per la copertina. L’espressione che ha la protagonista nella copertina in realtà è un mix di stupore, sorpresa, e alla fine anche gioia nell’apprendere una notizia che le cambia la vita. Alla fine, quell’espressione è stato anche un omaggio ai miei bambini: la vita per loro non è altro che la continua meraviglia di esistere. Loro vedono il bello con più facilità: non lo trovano con il ragionamento ma si immergono appieno in quello che rappresenta per loro. Loro vivono tutto in continua emozione.

13 – Come ti vedi da grande?

IO per l’anagrafe e per questa società sarei già grande, ma onestamente mi vedo sempre come una ragazzina per mentalità e approccio alla vita; forse non sono mai cresciuta, ma non lo vedo come un grande difetto. Forse mi vedrò grande quando sarò davvero vecchia con la faccia raggrinzita e i capelli bianchi, ma anche lì spero di conservare lo stesso animo, magari vivendo ancora di più la vita appieno, viaggiando tanto e indossando grandi abiti colorati su una fluente chioma bianca.

14 – Immaginati arrivata al successo con una pubblicazione. Di cosa vorresti parlasse la tua opera?

Io penso che forse non sia compito dello scrittore pensare a sensibilizzare su una determinata tematica. Lo scrittore scrive storie a seconda delle ispirazioni e le storie devono essere scritte bene, devono far provare un sentimento nel lettore tale che non riesca a staccare gli occhi dalla storia e alla fine devono “rilasciare” un sentimento che può essere di qualsiasi genere, ma deve essere un sentimento per cui il lettore pensi che il tempo impiegato a leggere quel libro sia stato trascorso bene. Io quando scrivo non penso che voglio scrivere di una determinata tematica ma scrivo e basta. Così come Everything Changes – Tutto cambia, parla del cambiamento ma non ho pensato quando scrivevo di volere scrivere un libro sul cambiamento. Forse la voglia di evoluzione era insita in me in quel momento a livello inconscio.In realtà io ho solo raccontato la storia di Jennifer. Per dirla alla Truman capote: “È insolito, ma qualche volta succede, a quasi tutti gli scrittori, che la stesura di una particolare storia risulti facile, esterna a noi, come se stessimo scrivendo le parole di una voce da una nube”. È indubbio che abbia preso ispirazione dalla realtà, ma anche molto dal mio mondo interiore, entrambi fonti inesauribili di stimoli, che rielaborati insieme sono capaci di dare vita a cose completamente nuove. Una nota a parte sul successo: considerando chi oggi ha successo nella nostra società, attualmente è una cosa che non mi interessa. Preferisco il riconoscimento di chi sinceramente ti legge e te lo dice dimostrandoti stima. Pure se sono tre o quattro persone mi basta.

15 – Ti senti più un’autrice o una paziente in terapia, a causa di queste domande?

Devo dire che le domande sono tante ma mi piace, soprattutto perché ci vedo una certa attenzione dell’intervistatore che si vede che non fa domande in serie agli autori ma guarda le pagine allo scopo di vedere cosa c’è “dietro la facciata” (che è anche titolo di un grande libro di Zola), perché dietro ad un libro si nasconde un universo, e quell’universo è l’autore.

16 – Hai pubblicato con Edizioni Dialoghi. Ci racconti l’esperienza?

Considerato che due anni fa ero una che non sapeva assolutamente niente del mondo dell’editoria, tranne che il romanzo doveva uscire con una no eap altrimenti non aveva senso ma questo penso dia una cosa ovvia, la casa editrice Dialoghi è stata un buon inizio, una casa editrice piccola e giovane che ha dimostrato subito di credere in me. Con l’ex direttore editoriale Fortunato Licandro c’è stata subito un grande feeling. Anche se purtroppo i guadagni per lo scrittore sono sempre molto miseri, la casa editrice è un modo per entrare nella grande distribuzione e devo dire mi ha supportato quando il libro ha cominciato a vendere all’estero, con qualche problemino su Amazon. Un’altra cosa bellissima a cui ho potuto accedere tramite loro è stato partecipare alla fiera del libro di Torino come autrice, altra grandissima emozione.

17 – Preferisci scrivere con un sottofondo musicale, in silenzio o in mezzo alle persone (ad esempio al parco o con persone in casa)?

Mi piace scrivere in camera mia, da sola in silenzio, anche se a volte le ispirazioni avvengono per strada, anche al tavolino di un bar… e allora che voglia di strappare un tovagliolo e scriverci sopra con la penna. Forse qualche volta l’ho fatto. Ora prendo il cellulare e appunto tutto sulle note, in attesa poi di sistemarle nel silenzio della mia camera. Ma il più delle volte dimentico, presa dalla frenesia di questa vita. Ma è anche bello trovare queste note dopo molto tempo, come quado trovi dieci euro in un cappotto dimenticato, come una cartolina dal futuro… e magari ti metti a lavorare su.

18 – Qualche consiglio a chi si approccia ora alla scrittura?

Se scrivere ore voi è come respirare, fatelo, scrivete, fatelo tanto, credeteci e non arrendetevi e se siete bravi, la vostra storia arriverà dove deve arrivare. In bocca al lupo!

Grazie per la disponibilità e per la fiducia.

Ti auguro 100000 follower reali, nei prossimi giorni.

In collaborazione con https://www.instagram.com/briciolacreation/

Intervista a Valentina De Frajaultima modifica: 2022-12-14T19:48:29+01:00da pabproject
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