ANGELO E AGNELLO

Circa sessantamila anni fa… Eh si, tanti, tantissimi anni fa, la civiltà sulla Terra non era come la conosciamo oggi.

Non solo in termini di tecnologia e conoscenze. All’epoca su questo pianeta, oltre all’homo sapiens, che era ancora molto poco evoluto, c’erano l’uomo di Neanderthal, l’homo floresiensis e l’homo di Denisova. Tutti questi esseri umani, parenti stretti dell’uomo moderno, vivevano di cacciagione, bacche, radici e frutta che trovavano in giro. Lentamente questi ominidi si sono, poi, incontrati, uniti e combattuti. Hanno trovato nuovi posti da abitare, si sono spostati e man mano qualcuno si è estinto, mentre altri sono sopravvissuti.

Ma non erano i soli ad abitare le terre emerse. Oltre, ovviamente, a tutti gli animali che scorrazzavano liberi per il mondo, esistevano altri esseri, senzienti e dalle sembianze umane, che abitavano il nostro amato pianeta, e questi erano:

Rettiliani. Una specie di ominide rettiloide, molto più evoluto del sapiens dell’epoca, dotato di grande forza, furbizia, tecnologia meccanica e capacità psichiche sorprendenti, in grado di non farsi vedere o di sembrare, agli occhi di chi gli era di fronte, un qualsiasi oggetto, animale o umano desiderasse.

Giganti. In tutto e per tutto simili all’uomo, ma molto più possenti fisicamente. Erano alti dai due ai cinque metri, erano fortissimi, avevano una grande resistenza alla fatica e al dolore, avevano grandi conoscenze riguardo le stelle, la scrittura, la navigazione e le guerre ma non erano molto furbi.
Caratterialmente piuttosto aggressivi, mangiavano qualsiasi cosa si muovesse, quindi animali ed ogni tipo di homo; persino i rettiliani, in carenza di cibo. Rettiliani e giganti erano nemici ma si tenevano alla larga gli uni dagli altri, per evitare troppe perdite di vite e scontri eccessivamente sanguinolenti.

Shardana. Piccoli ominidi, non più alti di 1,20m, bravissimi nella navigazione, nelle conquiste e molto abili nel maneggiare armi. Erano davvero astuti e convivevano in pace con i giganti, servendoli con lavori di artigianato o nella fabbricazione di armi e imbarcazioni. Ricevevano, in compenso, protezione e lavoro “di forza”. La loro capitale era l’isola della Sardegna, nel mar Mediterraneo, punto strategico dal quale si poteva controllare il mercato marittimo.

Draghi. Esseri simili a rettili ma dotati di ali e artigli, come i rapaci. Vivevano anche migliaia di anni e avevano la capacità di comunicare con qualsiasi altro essere telepaticamente. Non erano cattivi ma molto, molto territoriali. Capaci di emanare un grande calore dalle fauci, in grado di carbonizzare qualsiasi cosa. Il loro habitat naturale sarebbe stato la cima delle montagne più alte ma, per non essere disturbati, spesso preferivano vivere nella terra cava, lontani da qualsiasi altro essere vivente. Quando un angelo diventava mortale, per scelta o negligenza, si trasformava in un drago.

Abitanti di Mu. Simili agli orientali umani, sono stati una civiltà altamente spirituale. Pacifici, ma un po’ troppo convinti di essere intoccabili, non hanno potuto contrastare le popolazioni più aggressive, quando queste hanno cominciato a occupare i loro territori.

Lemuriani. Simili ai pellerossa, erano dotati di tecnologia all’avanguardia ma peccavano in etica. Hanno creato dei disastri, a causa di esperimenti scientifici. La loro voglia di sperimentare e scoprire si trasformò, troppe volte, in foga, tanto da non valutare adeguatamente le conseguenze.

Atlantidei. Simili all’uomo occidentale, alti tra il 1,60m ed i 2m, caratterizzati da occhi azzurri o verdi, a differenza di tutte le altre popolazioni, escludendo elfi e angeli. Sufficientemente tecnologici, basavano il loro concetto di vita sulla grande spiritualità e sulle innumerevoli conoscenze che avevano acquisito dal loro pianeta di provenienza, in tempi antichissimi. Erano saggi, pacifici, molto atletici ed inclini all’insegnamento. I loro maestri venivano ascoltati e accolti da tutte le altre popolazioni.

Nani. Nemici giurati degli orchi e dei giganti, abitavano la terra cava per non incontrare altri esseri viventi e non dover “fingere” amicizia o intrattenere rapporti colloquiali. Si tenevano a distanza anche dai draghi, con i quali si dividevano i territori interni del pianeta. Grandi lavoratori, vivevano per quasi mille anni.

Angeli. Esseri semi corporei. Capaci di ogni cosa. Estremamente potenti ma pacifici, per la maggior parte. Entravano in contatto con altri esseri solo se strettamente necessario. Amici degli atlantidei, sono stati loro a dare la spinta ai sapiens, accelerando un po’ l’evoluzione di questi ultimi.

Sirene. Ex ominidi. La sirena era un’evoluzione marina, con capacità di respirare in acqua, mantenendo, comunque, la possibilità di sopravvivere sulla terra ferma. Essere schivo, ha preferito imparare a vivere negli abissi piuttosto che combattere contro giganti, rettiliani e orchi.

Elfi. Simili agli angeli, ma senza poteri, erano una popolazione pacifica ma, in caso di necessità, sapevano sfruttare le grandi conoscenze della guerra. Il loro scopo era mantenere l’equilibrio nel mondo e, spesso, intervenivano in lotte o scontri, nei quali non erano coinvolti direttamente. Grandi amici degli atlantidei, dei lemuriani e del popolo di Mu.

Orchi e goblin. Nemici di qualsiasi cosa si muovesse, erano odiati da tutti, tranne che dagli angeli, che vedevano in loro la sconfitta dell’essere senziente e per i quali nutrivano pena. Gli orchi erano più grandi, i goblin più piccoli, ma entrambe erano molto simili e in grado di avere prole tra loro.

Animali senzienti. Sovente capitava che comunissimi animali, dalla nascita, fossero dotati di capacità simili all’homo. Molto spesso riuscivano ad arrivare, addirittura, a comunicare con altri esseri, crescendo intellettualmente e superando, anche di molto, gli esseri umani presenti in quel periodo sulla Terra.

Tra tutti questi popoli e tutti i personaggi, facenti parte tutte le varie tipologie di esseri, ce n’è stato uno, così speciale, del quale non posso non raccontare.

Alla vista era piccolo, magrolino, con lo sguardo sornione e il musetto adorabile, il piccolo Agnello.

Era un agnellino, davvero minuto rispetto tutti gli altri della sua specie, ma aveva qualcosa di unico, qualcosa di incredibile: parlava.

Non appena la madre, una normalissima pecora, lo partorì, egli subito la chiamò: “Mamma” e svelto svelto si attaccò al seno materno.

Crescendo, imparò velocemente a comunicare con tutti gli esseri viventi che incontrava. Animali, insetti, fiori, piante, alberi e persino muschi e funghi.

Finché, un bel giorno, non incontro un omone alto e bello come il sole. Era un giovane atlantideo di nome Angelo.

Ciao, gli disse il piccolo, osservandolo dal basso con gli occhi languidi. Non aveva mai incontrato un essere bipede e, dall’aspetto, sembrava proprio interessante, per non dire addirittura magnetico.

Angelo si inchinò verso l’agnello sorridendo e gli chiese: “Tu sai parlare?”.

“Certo!”, rispose eccitato, saltellando qua e là, l’ovino. “Che bello! Anche tu sai parlare! Diventiamo amici?”.

“Non ho dubbi”, rispose il biondo abitante di Atlantide, che lo invitò a seguirlo.

Ovviamente, l’agnello, non se lo fece ripetere due volte e lo seguì passo passo, fino all’arrivo della città dell’uomo.

Sembrava un paradiso. Macchinari incredibili, palazzi, giardini fioriti, viali alberati, ordine, silenzio, una tranquillità che si poteva accarezzare… “E’ un luogo magnifico!” esclamò il quadrupede.

Angelo proseguì, abbozzando solo un sorriso di cortesia, finché non si fermò, di colpo, sul ciglio di una gola.

Agnello si sporse per guardare giù, ma sembrava fosse senza fondo. Arrivava, però, dall’oscurità più profonda, un sordo frastuono, che il piccolo non aveva mai sentito, di tale lugubre impatto.

“Che cos’è?” Chiese con voce tremolante.

“Litigano”.

Lo guardò negli occhi, e notò una lacrima scivolare lungo il naso e gettarsi verso il baratro.

“Mi dispiace”, disse l’ovino senza sapere, in effetti, di che entità si stesse parlando e chi fossero, coloro che erano in litigio. Ma quella lacrima, sgorgata d’improvviso dagli occhi di quell’essere così bello e armonioso, lo aveva fatto preoccupare.

“Chi è che sta litigando, e perché?”, chiese mestamente.

Lo sguardo del baldo giovane si fece più serio e, fissandolo negli occhi, rispose: “È un po’ che va avanti, sono le forze del bene e del male che combattono, per avere la meglio su questo piano. Non è ancora una guerra, ma manca poco, molto poco. E poi ora sei arrivato tu!”.

Senza battere ciglio l’agnello annuì. Non sapeva il perché, ma aveva capito. Lui era il segnale.

Da quel momento in poi le forze di ogni popolo, di ogni luogo, di ogni versante, di ogni fazione, entrarono in conflitto. Passarono i giorni, i mesi e gli anni. Fuoco nelle viscere della Terra, sui mari, sui continenti e persino nei cieli. Freddo gelido tra i corpi in decomposizione di orchi e giganti, di elfi e shardana, di sirene e rettiliani. Caldo rovente nelle città e nei villaggi dei lemuriani, angeli, draghi e nani. Ognuno combatteva per sé e contro l’altro; che fosse stato amico o nemico non importava. Gli occhi ormai erano offuscati dalla rabbia, i sensi intorpiditi dalla stanchezza, i pensieri annebbiati dalla cupidigia.

Pochi erano coloro che si tenevano alla larga dai conflitti e, tra questi, Agnello e Angelo erano quelli che sicuramente si sentivano maggiormente coinvolti.

“Quando ti incontrai – sospirò l’umano – pensai di abbatterti. Tanto immaginavo il dolore che si sarebbe provocato, una volta manifestatoti, come descritto nella profezia”.

L’animale, che nel tempo era cresciuto e aveva maturato una maggiore consapevolezza di sé e del suo ruolo, abbassò lo sguardo.

“Se lo avessi fatto, forse non avrebbero combattuto. Ma se non avessero combattuto, forse non si sarebbe compiuta la profezia, quindi il destino di questo pianeta”.

“Sai una cosa – ribadì l’atlantideo – la profezia continua, e a un certo punto dichiara che l’agnello, proprio oggi 25 dicembre, sarebbe diventato il simbolo della pace. Ti sentiresti capace di affrontare un tale ruolo?”.

In quell’istante una luce squarciò il cielo, le nubi e la coltre di polvere sollevata dagli incessanti scontri a fuoco, andando ad illuminare gli zoccoli dell’agnello, il quale si sentì inondato da cotanta potenza che prese ad illuminarsi egli stesso, come se fosse stato permeato dell’essenza divina, dall’onniscenza di un dio che, fino a quel momento, aveva stentato a fare visita al suo popolo.

“Prega!” ordinò Agnello al suo amico. “Prega per la pace, per tutti gli esseri di questo pianeta, per la madre Terra. Per favore, prega!”.

Angelo aprì appena le labbra e pronunciò la frase:

“Agnello di Dio che togli i peccati del mondo…”.

“Va bene, fermo così – lo interruppe – Vi darò la possibilità di redimervi. Non ve ne accorgerete, non saprete quando e perché, non è detto anche che sarete vivi durante questo periodo, in cui succederà. Ma siate sicuri che vi fornirò gli strumenti per migliorare e salvare voi e questo mondo. Così che, poi, sarete capaci di raccontare degli errori e i passi fatti per evitare disastri, sconvolgimenti e morte. Vi manderò i profeti, i messia, persone normali ma con innate doti intuitive, saggi, maestri, guru e quant’altro. Ogni tanto, un po’ qui, un po’ lì, nasceranno dei diamanti grezzi, che si lavoreranno da soli e che qualcuno proverà anche a spezzare, a scansare, a odiare. Fatene ciò che volete, che li uccidiate o meno, che li capiate o meno, continueranno ad arrivare, finché le coscienze di tutti non saranno lavate dalle angosce remote. Chi ha occhi per vedere osservi, chi ha orecchie per sentire ascolti”.

ANGELO E AGNELLOultima modifica: 2022-03-01T14:44:11+01:00da pabproject
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