Intervista a Domenico Di Pinto

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1 – So che hai pubblicato un libro, al momento. Di cosa si tratta, quando lo hai pubblicato e dove possiamo trovarlo?

Ciao Fabio! Innanzitutto grazie mille per avermi ospitato nel tuo talk e avermi dato l’opportunità, ancora grazie. Anzi, mi scuso per averci messo tempo nel risponderti ma tra un impegno e l’altro, mi diventava difficile sedermi e poterti rispondere e dedicare del tempo come piace fare a me, ovvero in maniera completa, totale ed esaustiva. Dunque, al momento ho pubblicato “Vite Intrecciate” vol.1 che è il mio primo Romance Contemporary, M/M, LGBTQ+ , New Adult e di formazione. La storia si basa sulla vita del protagonista, Adam Donovan : vive a Seattle, grafico illustratore, appagato dalla sua relazione con Eva, legato al valore dell’amicizia e della famiglia, un ragazzo semplice ma col cuore delicato e alle volte tormentato. Adam ha una vita “perfetta”, tutto quello che si aspettava, quasi. Il realtà è soltanto una facciata perché Donovan vorrebbe cambiare quella vita, dare libero sfogo a sé stesso, ed è proprio quando ritorna nella sua vita Chris Leeson ( co-protagonista) migliore amico dai tempi del liceo, che la sua stabilità, in qualche modo, inizierà a vacillare facendo venire giù una maschera che ha portato sul volto per tutta una vita. Adam vorrebbe essere davvero se stesso, ma per farlo dovrà amarsi, ascoltarsi e accettarsi. È un romanzo che tesa le fila per una storia Broromance, ma che ha alla base l’uguaglianza, la formazione e il processo del protagonista durante la storia e l’accettazione, tematica molto importante e ormai frequente nel mondo Romance. Non è soltanto una storia d’amore fra due uomini, ma anche, e soprattutto, la storia d’amore verso se stessi. Un libro scritto senza pretese ma che vorrei servire per interrogarsi e, forse, farsi delle giuste domande. Non c’era un romanzo così tra i tanti che ho letto, uno che fosse scritto da un uomo gay sotto forma di diario personale. La maggior parte sono donne a scrivere romance del genere, ammettiamolo. Ed è così perché negli anni si è intensificato il luogo comune che gli uomini omosessuali non provano sentimenti, al massimo istinti sessuali o repressioni. Ma così non è, ed è giusto che a scrivere queste storie debbano essere anche persone che fanno parte della comunità, che sanno cosa significa vivere nei panni di una persona omosessuale, anche non dichiarata, e delle difficoltà. Volevo qualcosa di tangibile, reale, non fantascientifico o basato su teorie. Il libro è stato pubblicato dalla GDS Editrice e avrà tre volumi che compongono la trilogia ed è possibile trovarlo su Amazon, Kindle Unlimited e store digital, sito della CE e in libreria.

2. Scrivi altro, oltre ai romanzi?

Sì, oltre ai romanzi che ormai fanno parte della mia vita da cinque o sei anni perché la scrittura è il 70-80% della mia giornata e del quotidiano, collaboro con sito/ blog che si occupano di libri e di serie tv, quindi scrivere è praticamente un lavoro quasi a tempo pieno, ecco. Oltre storie d’amore tormentate e infinite, scrivo recensioni, articoli, mi occupo anche dell’editing e correttore bozze.
Mentre per le serie Tv sono specializzato, faccio analisi dettagliate e ho anche una mia rubrica personale nel blog con pseudonimo “Miss. Bradshaw” che è la mia eroina glamour contemporanea del mondo televisivo.

3. Da dove nasce l’idea di scrivere un libro?

Questa può sembrare una domanda facile da rispondere ma ha bisogno di ponderazione e sincerità nel farlo. Allora, posso dirti che lo scrivere è sicuramente un esigenza, un modo per sfogarmi, per tirare fuori ogni pensiero, momento della vita, sensazione, stato d’animo e metterlo nero su bianco. Fin da ragazzino ho avuto questa abitudine di appuntare tutto quanto, di realizzare storie senza portarle al termine, complice il fatto che non credevo abbastanza in me stesso, suppongo. Inoltre la creatività e l’inventiva non mi mancava affatto, ma veniva espressa davvero poco o nella maniera sbagliata. Lo scrivere un libro non è stato nell’immediato perché tutto è nato in maniera del tutto graduale, silenziosa, quasi come senza fare rumore. Era tutto nella mia testa, stavo attraversando un periodo buio della mia vita, un periodo di forte interrogazione mentale e personale, ed è lì che tra un pensiero e l’altro, ho iniziato a buttare parole a caso, per sfogo, per poi, senza rendermene conto creare un libro e il progetto di una serie.

4.  Chi è Domenico?

Chi è Domenico? Un pazzoide creativo e pieno di idee continue bizzarre e folli nella testa. Scherzo, sono un ragazzo di trentadue anni, appena compiuti, portati malissimo tra l’altro, mi piace scherzarci su perché invecchiare non è mai bellissimo. Vivo in una ridente cittadina turistica e soleggiata in Puglia. Ho frequentato e mi sono diplomato presso L’ Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Federico II Stupor” dove ho dato maggiore sfogo alla mia creatività attraverso le arti figurative e frequentato laboratori che mi hanno insegnato varie discipline. Subito dopo ho avuto altri percorsi lavorativi, altre esperienze professionali che mi hanno fatto imparare e crescere nel tempo. L’ultima è stata quella di formazione nel campo delle Risorse Umane dove ho esercitato per due anni come corsista e dopo tutor gestionale e di aula per lezioni in DAD e mi sono occupato della parte organizzativa e funzionale della classe che mi assegnavano, un lavoro che indubbiamente mi ha fatto crescere, formare, essere indipendente e iniziare a crearmi una piccola posizione. Però nel frattempo, essendo dal carattere eclettico e curioso, ho continuato a frequentare il mondo degli scrittori prendendo parte a corsi di scrittura, eventi, e seguendo più da vicino il mondo dell’editoria, così da capire totalmente che è quello lì è il mio habitat naturale, quello che mi ha portato a pensare, ultimamente, di lasciare la mia città e seguire questa carriera perché non voglio più non assecondare me stesso e una mia vocazione: sono bravo, so farlo, perché dovrei privarmene? Sto assecondando questa mia predisposizione, e difatti sono blogger freelance dove ho contatti giornalieri con case editrici, autori/autrici, uffici stampa, servizi editoriali. Un mondo che sto scoprendo sempre meglio attraverso questa nuova veste professionale che mi aiuta a crescere e conoscere gente che lavora nel campo e che un giorno, con impegno e dedizione, vorrei affiancare o diventare come loro. Al momento sto anche iniziando delle collaborazioni con delle CE importanti, tra le tante c’è la collaborazione con la Land Editore una CE indipendente, fresca, versatile e molto seguita grazie alle fiere e nel mondo social. Non posso dirvi molto per ora, però sarà qualcosa di veramente bello e importante. Sono appassionato di romanzi naturalmente e sottogeneri dei Romance, non disprezzo anche thriller, horror, crime e mistery. Però da un paio d’anni i miei preferiti sono le storie travolgenti e tormentate fino all’inverosimile, specialmente MM e LGBTQ+, con tropes Brotherly Love, Toxic, Second Chance e Spicy quel che basta, rigorosamente ambientate in quelle cittadine americane chic e alla moda in stile “Gossip Girl” condite da tanto dramma e imprevisti di ogni genere. Inutile specificare che gli U.S.A. sono totalmente la mia ossessione e spirito guida in tutto quello che faccio. Quando non sono impegnato con la scrittura o altre cose da fare, mi concedo del relax facendo lunghe passeggiate per stare con me stesso perché ho imparato ad amare la compagnia di me stesso, i miei spazi, la mia solitudine. Però non disprezzo qualcuno accanto a me nel guardare il cristallino del mare della mia città, che sia la persona che amo o i miei amici, mi piace anche passare del tempo, giusto, con la mia famiglia e le mie due nipotine, oppure potete trovarmi a bere la mia tisana preferita o bivaccato sul divano a vedere le mie serie tv o film preferiti o perdermi tra le pagine dell’ennesimo romance che ci metterò a finire perché amo quelle storie slow burn, quelle che cuociono a fuoco molto lento, quelle che devi assaporare, assimilare e amare con tempi giusti, quelli miei. Un po’ come sono fatto io che, per ogni cosa, sono un piccolo fuoco lento che quando aumenta non si ferma più e divampa.

5. Mi sembra di capire che il tuo genere sia il “romance”. È una scelta dettata dal cuore o dalle tasche? (In genere i romance sono i libri che vendono di più).

Come ho ampiamente specificato prima, i Romance sono la mia passione, mi ci perdo letteralmente in quel genere. Quindi non lo so, credo sia stato più facile scrivere un romance, qualcosa che si avvicinasse al mio modo di vedere le cose e la vita, ma che esplorasse anche l’amore sotto ogni sua pura forma e anche le vicende sentimentali bizzarre e fuori da ogni limite. Quindi sì, ho scelto di scrivere questo determinato genere perché mi viene spontaneo, ma mi piacerebbe in futuro scrivere altri generi che mi affascinano, che catturano da sempre la mia attenzione. E comunque, l’ho fatto anche perché solitamente, come hai giustamente sottolineato tu, i Romance vendono di più, sono il genere che va più forte per un pubblico prettamente femminile ma anche di un pubblico discretamente maschile, cosa di cui mi fa molto piacere. A conti fatti la mia risposta non esclude l’altra direi.

6. Parlami della tua passione più grande. Non importa sapere di cosa si tratti (magari non lo vuoi dire e non è la scrittura), mi interessa sapere cosa ne ricavi. Cosa provi quando la pratichi e quando non ti è possibile farlo?

Direi di essere stato abbastanza esaustivo nelle risposte che ho dato prima confermando che la scrittura, senza ombra di dubbio, è la mia passione più grande, quella che mi fa dire a tutti quanti “Ecco, questo sono io. Nei miei difetti e pregi, questo è Domenico”. Mi piace essere abbastanza chiaro, deciso e trasparente come persona e anche come scrittore, quindi è praticamente, anche se lo volessi e dovessi, difficile camuffare e nascondere questo mio lato della personalità e attitudine. Fa parte della mia giornata, dei miei pensieri, di ogni azione e momento della vita. Mi ha salvato, mi ha reso libero, mi ha fatto crescere e sono convinto che lo farà ancor di più. Quando non riesco a scrivere per impegni e altre cose del momento mi sento terribilmente in colpa, come se stessi tradendo e trascurando me stesso e il mio estro creativo. La mia passione più grande confermo che è la scrittura e tutto quello che ruota attorno ad essa. Ed è qui che poi è nata la passione per il mondo editoriale e la scoperta di tutto quello che ne fa parte lavorando con la gente del campo e professionisti seri ogni giorno. Una conferma, se vogliamo metterla in questi termini.

7. Stai lavorando ad altro, al momento?

Sì, noi creativi e pensatori difficilmente riusciamo a tenere a freno le nostre storie e i nostri pensieri: dobbiamo buttare fuori tutto quanto. Al momento sono nella stesura e progettazione del secondo volume di Vite Intrecciate che vedrà la luce, spero, entro l’anno prossimo per scelta contrattuale. Purtroppo, mi dispiace ammetterlo, ma ultimamente per impegni di lavoro sto dedicando meno considerazione al nuovo libro, ma quando mi capita di avere tempo libero a disposizione cerco di sfruttarlo e continuare a scrivere il sequel di Vite. Inoltre, sempre questo periodo, sto lavorando alla rii-stampa (di cui sono molto felice) del primo volume. Una grande soddisfazione personale perché la gente si è affezionata alla storia e ai suoi personaggi dandoci fiducia. E poi, anche se potrei dire poco, è stata una scelta ragionata con la mia CE perché, a causa di questioni accadute dopo l’uscita del libro, ho deciso di togliere dai testi pubblicati l’intestazione editing dell’editor che si era occupato del primo libro e riprendere tutto il testo e lavorare con il team della mia casa editrice. Non è stato facile, mi ha fatto soffrire, come autore, quello che è successo per un anno intero, però sono riuscito ad andare avanti credendo in me stesso e portando avanti una mia battaglia personale. E credo, sinceramente, che alcune persone avrebbero dovuto prendersi le proprie responsabilità, così come lo dovevo fare io, che ho fatto, toccava farlo anche a loro. Dalla casa editrice è avvenuto, ma non era soltanto loro la negligenza. In pratica è come se dovessi uscire di nuovo come esordiente, ma ormai non lo sono più. Se non impazzisco ora, quando succederà? Sempre in questo periodo, ma molto meno, sto scrivendo un Contemporary e MM ma dalle tinte più Comedy e leggere in alcuni punti della storia. Per il momento sono fermo perché ho dato priorità ad altro, però vorrei far uscire tutto quanto tra qualche anno, vediamo cosa succede.
Devo anche ammettere che non amo scrivere sotto “costrizione” ovvero se c’è di mezzo la firma di un contratto: mi sento con l’ansia addosso e sotto pressione perché nella scrittura, almeno quella, vorrei avere la libertà di decidere e scegliere io i miei tempi e come lavorare al progetto.

8. Libero arbitrio o destino?

Oddio, potrei optare nel dirti entrambi, forse. Io sono dell’idea che siamo ciò che scegliamo, quindi che tutto avviene in base alle nostre scelte e non scelte che facciamo: i responsabili e fautori del nostro continuo siamo solo e unicamente noi stessi. Però sono una persona che crede forse di più alle coincidenze che la vita ti pone davanti, alle barriere che si mettono tra te e la tua esistenza. A volte credo più in esse, in ciò che stranamente e che forse anche inaspettatamente, potrebbe succederti, qualcosa che forse nemmeno lontanamente avresti mai potuto considerare o ipotizzare nella tua vita. Ecco, forse mi piacerebbe pensare che la coincidenza è un sotto inteso destino, no? Ma ovviamente mia personale opinione, quindi sicuramente anche discutibile. Non dico che il destino non esiste perché a volte mi ha dimostrato che è così, ma in altre circostanze mi viene da pensare che non tutti abbiano scritto da qualche parte cosa succederà e cosa non succederà.

9. Hai pubblicato con una casa editrice o in self? Ci racconti la tua esperienza?

Al momento ho pubblicato soltanto con una CE perché almeno la prima volta volevo sentirmi sicuro e in qualche modo “tutelato” da chi si occupa generalmente di farlo quando decide di darti fiducia e pubblicare il tuo manoscritto. Dunque, la mia esperienza con le case editrici è stata abbastanza frammentata perché non è iniziata nei migliori dei modi se proprio devo essere sincero. Non è stato facile trovare quella CE che potesse occuparsi della mia storia e che potesse aiutarla a crescere, no, non lo è stato per niente.
Inizialmente ho speso quasi due anni tra cercare una casa editrice che potesse accogliere e dare modo alla storia di essere pubblicata, complice il fatto che data la tematica MM ho iniziato la ricerca tra le CE più famose, tra medie e grandi del panorama LGBTQ+, ma ahimè, con scarsi risultati. Gli editori a cui ho mandato la storia volevano acquistare il prodotto ma avevano intenzione di cambiare, se non snaturare del tutto il vissuto di Adam mettendo roba che avrebbe “acchiappato lettori/rici”perché loro, prima di essere una casa editrice (io all’epoca stupido credevo fosse l’interesse di una CE la storia e non il prodotto vendita) erano un’azienda e come tale dovevano ragionare. Dopo un continuo cercare e quasi, ammetto, arrendermi e decidere di mettere il silenziatore al mio sogno, ho trovato, qui vorrei fare una precisazione però: la CE con cui ho pubblicato #ViteIntrecciate e l’intera serie non era quella che Adam avrebbe dovuto avere, però, per una serie di cause fortuite o meno, è finita lì. Sono soddisfatto? Beh, sicuramente avevo altre aspirazioni e aspettative, ma perlomeno la storia è stata pubblicata e fatta conoscere al pubblico grazie alla distribuzione. Però, dentro di me, ci sarà sempre un piccolo rammarico perché so che le cose potevano andare diversamente.
Pazienza. Comunque, se posso dare un mio consiglio e approfittare dello spazio che mi stai dando, vorrei dire a chi ha scritto un libro di scegliere, almeno inizialmente una casa editrice, ma quella giusta, quella che conferisce a voi e alla vostra storia, perché scegliere quella sbagliata è come indossare un abito con tre/ quattro taglie superiori alla vostra. Scegliete sempre con cura tutto quanto per il bene del vostro progetto e, dopo, al massimo qualche pubblicazione, potete intraprendere la strada del self che ha i suoi pro e contro così come anche una casa editrice.
Ah, affidatevi a gente che davvero ci tiene a ciò che avete scritto, che sa quello che fa, che è professionale, e non a chi vorrebbe soltanto trarne guadagno e profitto d’interesse godendosi i suoi successi mentre tu sei lì, solo, a poter far fronte a questioni più grandi di te, che sia casa editrice o editor non fa differenza perché dopo non si torna più indietro: sei tu a rimetterci sempre, scegliete chi si fida veramente della vostra storia, chi la ama quanto l’amate voi perché può sembrare scontato per chi lavora nel campo, ma fidatevi, non lo è affatto. Scusami se mi sono preso la briga di dare un consiglio ma avrei voluto riceverlo anch’io all’epoca della mia totale inesperienza nel campo, avrei voluto qualcuno di cui fidarmi ciecamente.
Cosa di cui ho fatto e mi sono pentito, ma sbagliando, come si dice? Si impara.

10. Quante copie hai venduto del tuo libro?

Allora, riceverò il rendiconto annuale per il periodo di giugno che va dalla data di pubblicazione, ovvero febbraio 2022, quindi mancano ancora un paio di mesi. Però, almeno questo mi rincuora, attraverso delle fonti riservate e nel campo, ho saputo che su Amazon il mio libro sta andando molto bene, che sia in cartaceo (per i più affezionati) e soprattutto Ebook, le vendite sono molto interessanti e anche, sinceramente, data la mancanza di promozione da parte di chi ha pubblicato, inaspettate. Per ora posso ritenermi felice e soddisfatto, ma come dico sempre io: si può fare sempre di più d’altronde.

11. Chi ti ha fatto la copertina? Hai collaborato con grafici o altro?

La bellissima copertina (lo dicono gli altri e non io) e l’intero progetto grafico è stato fatto dalla bravissima e talentuosa, nonché nota nel campo e molto richiesta dalle CE e autori/rici self, Pamela Fattorelli, in arte “CATNIP DESIGN”. In passato avevo avuto modo di conoscere e ammirare la bravura e professionalità attraverso i suoi lavori di grafica. Così, anche nel periodo della ricerca grafico perché avevo deciso di cercare io personalmente quella: ho contatto Pamela, le ho spiegato la mia idea iniziale del progetto, con una bozza da me disegnata visto che mi ero diplomato presso una scuola d’arte. Ne abbiamo parlato, le ho fatto capire la mia concezione di prima copertina ufficiale, quindi qualcosa di importante. Ho spiegato anche che attraverso quell’immagine lì, in maniera velata o quasi, avrebbe raccontato la trama del libro e della storia del protagonista, ma anche, attraverso colori, luci, scenario, lo stato d’animo altalenante di Adam e di ciò che lo circonda. Che dire? Pamela è stata intuitiva, brillante e attenta a ogni dettaglio tanto da ricreare qualcosa che quando ho ricevuto ho detto: “Sì, questo è ciò che i mie occhi e la mia testa volevano”, è come se mi avesse letto nel pensiero. Fidatevi, se decidete di affidarvi a Catnip non ve ne pentirete affatto. E poi, sono i suoi lavori a parlare e gli anni di esperienza e fiducia con grandi nomi alle spalle del mondo editoriale.

12. Cosa farai da grande?

Sai che questa domanda me l’avranno fatta ripetutamente, costantemente e fastidiosamente sempre? Nel senso che per tutti questi anni, soprattutto al liceo ma anche prima, ovvero percorso scuola materna ed elementare, tutti mi chiedevano “Cosa vuoi fare da grande?” “Chi vorrai essere’?” Io non sapevo mai cosa dire, cosa rispondere, come pormi nella situazione per sembrare sicuro e certo di quello che volevo. Ma dentro di me io non volevo fare niente, o meglio, mi spiego: credevo di non essere all’altezza per niente, di non essere bravo in nulla, di non conoscere niente, di non saper fare niente, insomma, mi ritenevo inutile e senza aspirazioni o sogni. Ora penserai : “Accidenti, che drammatico che sei figlio mio!” Potresti anche avere ragione, sai? Il punto è che mentre gli altri sognavano qualcosa o volevano diventare qualcuno, io, dopo il liceo non sapevo nulla, non volevo essere nulla. O forse, inconsciamente, me ne ero auto convinto. Non avevo quei grandi sogni che avevano gli altri forse perché credevo che non avrei raggiunto mai nulla nella mia vita. Poi, è successo qualcosa in questi anni, o forse, io sapevo che fosse così e non l’avevo ascoltato: ho dato ascolto a me stesso, alla mia passione, predisposizione, inclinazione e semplicità nel farlo: scrivere. Ti rispondo con sicurezza che sicuramente la scrittura farà parte della mia vita, e se mi immagino, vorrei diventare un redattore/ direttore editoriale fondando una propria casa editrice: un luogo dove non esiste genere, dove non c’è discriminazione, dove uguaglianza, diversità è la determinante, seguita dall’amore verso quello che facciamo: non soltanto pubblicare una storia di qualcuno, ma impegnarci ad amare, ad avere cura, attenzione e rispetto verso la storia di un’altra persona. Il mio obiettivo è di far sentire chiunque a casa. Perché una casa editrice è la casa dell’autore: un luogo dove deve assolutamente sentirtisi protetto e al sicuro per sé e sopratutto le sue memorie letterarie.

13. Cosa ti fa paura?

Ecco, a questa domanda so cosa risponderti anche: fermarmi! Ciò che mi fa più paura e fermarmi, non avere niente da fare, di non sapere cosa fare, di non avere in procinto qualcosa da portare a termine o lavorarci su. Forse, credo, dipenda anche dal fatto della mia passività nella metà dei miei anni per poi, subito dopo, assecondare e far diventare attivi quegli anni e la mia vita stessa.
Letteralmente, quando penso a ciò che più mi fa paura è quella di mettere un fermo e non fare niente perché ho il terrore che quell’estro artistico e creativo, così come il voler ideare, inventare, progettare, mettere in piedi e seguire, possa, una volta fermandomi, venire meno, possa spegnersi, affievolirsi e dimenticarsi nel tempo. So che non avvera perché mi conosco, so che voglio certe cose, che voglio arrivare a superare dei limiti personali e mentali che mi sono posto, però le cose succedono: cambiano i piani, ritmi, progetti e la vita. Il mio terrore è quello che una volta fermo, succederà un giorno perché dovrò anche riposarmi, possa finire tutto per me, potrei svegliami il giorno dopo e chiedermi :”Ora cosa ne faccio della mia vita?” Ecco, indubbiamente questa è la mia paura più grande. Però dall’altra parte c’è anche la prospettiva di un futuro più sereno, senza quell’affanno continuo di fare qualcosa ma semplicemente godermi i momenti, rilassarmi, non fare niente e vedere cosa succederà in avanti.

14. Quali erano le aspettative prima di pubblicare il libro e cosa, invece, ti ha lasciato con l’amaro in bocca (se c’è un qualcosa)?

Bene, questa è un’altra domanda che mi piace e che suscita in me interesse nel risponderti sinceramente. Hai presente quando, magari, vedendo un film o serie TV, c’è un personaggio che è scrittore o scrittrice, che ha una vita fantastica? Presentazioni in tutto il mondo, eventi, vendite alle stelle, il libro in ogni libreria, un compenso economico importante da parte della casa editrice che ti pubblica, l’anticipo, che ti segue, ti indirizza, ti fa diventare famoso, il tuo romanzo un Bestseller, classifiche numeri, gente che ti cerca, che ti chiede, interviste ogni giorno, gente che ama la tua storia, ecc. Hai presente? Dunque, io, in maniera del tutto inesperta, sciocca e anche illusoria, credevo che il mondo dello scrittore fosse quello lì, ma invece, col tempo, ho capito che fosse soltanto appartenente alla realtà televisiva o forse di più a quella americana. Forse, perché non è tutto rose e fiori. Non voglio sputare nel piatto dove ho mangiato o sto mangiando perché ho detto, nelle precedenti risposte, che la pubblicazione mi ha dato quel modo di farmi conoscere al pubblico come autore, quindi la possibilità che quella storia lì, scritta e tenuta in una piattaforma di scrittura diventasse, nel tempo, un libro e fosse disponibile per chiunque lo volesse. Quindi, sicuramente ho idealizzato tanto di questo mondo o soprattutto il post-pubblicazione, ma alla fine, la realtà, è ben altra. Le cose sono diverse da come me le immaginavo io, di certo non diventi il caso editoriale dell’anno se magari, triste, ma vero da dire, se non hai una schiera di milioni di lettrici che ti leggono, non diventi nessuno se non hai quei numeri che contano, follower a palate o attenzione pubblica che ti meriti: non diventi nessuno, ma nel tuo piccolo puoi sperare che un giorno, qualcuno del campo, possa notare veramente il tuo lavoro, possa amare la tua storia e possa darti quella fiducia che meriti a prescindere dalle visualizzazioni o classifiche su piattaforme o social. Forse è utopistico il mio pensiero con una realtà tutta presa da quanti seguaci hai piuttosto di quanto sia bello il tuo libro: è la legge del marketing, la legge di chi scrive e pubblica e, forse, onestamente, l’avevo sottovalutata anch’io. Me ne rendo conto anche con delle letture di nomi importanti ai vertici delle classifiche mondiali: leggi le loro storie, ti rendi conto che sostanzialmente la storia non ha nulla di veramente interessante, ma ehi, “acchiappa” o è di “moda” ergo: fa fare soldi, vende! Ma è pietoso? Sì, ma è guadagno, fa successo! Le mie aspettative però, a prescindere dal il non “diventare famoso” sono state in parte esaudite perché il mio intento era comunque di farmi conoscere, di far conoscere la mia storia e di essere apprezzato come autore del genere. Sono felice così, sicuramente si possono migliorare delle cose sempre, possono arrivare altre occasioni importanti, però perlomeno ho fatto il passo più lungo della gamba. Quello che mai avrei immaginato di poter mai fare in vita mia.

15. Ti senti più un autore o una paziente in terapia, a causa di queste domande?

No, affatto! Tu non mi conosci, ma sono un tizio piuttosto logorroico, molto mentale, pieno di domande e interrogativi nelle proprie testa che è praticamente impossibile tenermele tutto dentro di me! Mi piace parlare, raccontarmi, sfogarmi, dire di me, di quello che faccio, di quello che farò, di come nascono le mie idee e tutto il resto. Insomma, mi piace estrapolare quello che bazzica in questa testa bacata e produttiva. Il punto è che chi scrive, sopratutto libri, non per lavoro o altre situazioni simili, fa un processo di terapia personale. Se scrive di sé, intenzione o meno, anche se si va a romanticizzare il tutto alla fine, comunque andrà a fare un processo terapeutico con se stesso. Ed è una cosa molto bella e importante che ho scoperto durante la stesura del mio primo libro: ho fatto terapia senza saperlo. Attenzione, con questo non voglio dire che scrivere sia il sostitutivo di fare terapia o andare dal terapeuta, assolutamente no perché ci sono poi situazioni e questioni delicate che vanno affrontate nelle sedi opportune. Però, nel mio caso personale, io ho fatto la mia terapia: scrivere era terapia, mi aiutava a scavare dentro di me, nelle viscere oscure e recondite del mio essere, mi è servito a fare una forte chiarezza, accettazione, considerazione, a darmi colpe (se era necessario) e discolparmene. Mi è servito tanto a parlare, a buttare fuori tutto quanto, a raccontare cose che di me, forse, non avrei mai raccontato in vita mia, soprattutto e maggiormente con degli estranei: mi sedevo davanti al PC, scrivevo, scrivevo, raccontavo, parlavo, ed è quello che poi, sostanzialmente, si fa quando vai in terapia e tiri fuori tutto quello che hai dentro, altrimenti che senso avrebbe farlo? Ripeto, non sostituisce certe professioni apposite o luoghi adatti, ma aiuta, ti aiuta davvero tanto. Io mi sento cambiato da quando ho iniziato a scrivere, mi sento migliorato come essere umano, mi sento analizzato e con meno paura nel farlo, ovvero nel giudicarmi e nel lodarmi quando è necessario. Una riflessione, una presa di coscienza e di lavoro su me stesso, quindi, no. Queste tipologie di interviste mi piacciono tanto perché mi aiutano, attraverso alcune domande interessanti a pormi spunti di riflessione e attenzione.
Se sembrano delle sedute di terapia, a mio parere, ben vengano anche.

16. Nel tuo profilo noto molte foto tue con il libro, presentazioni o anche solo immagini del libro. È utile, per pubblicizzarsi, concentrare le risorse sul solo libro scritto?

Dunque, sì e no, mi sentirei di volerti dire. Pubblicizzare il proprio libro, la propria storia, la prima, sicuramente è importante per farti conoscere ai lettori, lettrici o anche alla gente che lavora nel campo come blogger, editori, case editrici, uffici stampa, ecc. Non voglio essere ipocrita perché altrimenti non spenderei anch’io il mio tempo nel postare o pubblicare post inerenti al mio libro appunto perché quello lì, quello specifico spazio, è una “vetrina” del nostro lavoro, delle nostre opere, di quello che creiamo, dei progetti in cantiere, di tutto quello che fa parte per promuovere il nostro lavoro. Però, a mio parere, per farsi conoscere alla gente non è soltanto importante incentrare tutto solo sulla pubblicazione (o pubblicazioni) e quello che ruota attorno a esso. Anzi, per come la vedo io, è bello anche farsi conoscere oltre l’aspetto lavorativo e professionale, quindi magari mostrando anche qualcosa del nostro privato: le passioni oltre la scrittura, magari serie TV, film, la natura, il cibo, paesaggi che amiamo, viaggi, la nostra famiglia, le persone che amiamo, i momenti assieme a queste persone, momenti importanti della nostra vita, situazioni che hanno una forte rilevanza sul nostro processo di crescita. Certo, mi piace anche mantenere riserbo sulla mia privacy e cose intime perché poi, a volte, il concetto di privato e pubblico viaggio di pari passo, quasi del tutto spazzato via perché molta gente, anche colleghi/e, tendono davvero a pubblicare ogni cosa, anche le cose più intime e personali della propria vita, cosa che onestamente, per come sono fatto io, non condivido. Bisogna sempre saper scindere il privato da pubblico secondo me, anche perché è bello mostrarsi oltre le vesti da scrittore o scrittrice, ma è bello anche mantenere il proprio concetto personale e prettamente riservato. Io, da parte mia sono una via di mezzo, però, soprattutto post o stories, mi piace parlare di alcune situazioni o magari tematiche che possono aprire a un dibattito o confronto con altre persone, o semplicemente mostrare anche il mio quotidiano. Ecco, alla fine, per quanto mi riguarda, non è tutto finalizzato nel avere visibilità ( che ci sta) ma farsi conoscere di più, come esseri umani, a chi ci segue e crede, erroneamente, di conoscerci davvero.

17.  Se fosse possibile cosa cambieresti sul tuo profilo Instagram e perché?

Niente. Mi piace come gestisco il mio profilo perché è una prospettiva di chi sono e come voglio mostrarmi alla gente. Però, sinceramente, non cambierei davvero nulla. Magari non amo tantissimo certi algoritmi e hashtag che a volte, in situazioni specifiche, possono portare a creare disinteresse o poca attenzione a quello che fai e a chi vorresti rivolgerti con i tuoi contenuti: è un mondo spietato quello dei social, sopratutto nel mio campo è pieno di concorrenza. Un giorno c’è l’innovatore, quello che fa cose che nessuno mai fa, poi altri cento le cose sono tutte uguali, magari camuffate e impacchettate come “diverse”, ma se si scrolla facilmente e abilmente, ci si rende conto che alcuni profili sono copie di altri profili. Io, personalmente, preferisco essere trasversale e creare contenuti diversi uno dall’altro, ad esempio da tempo mi occupo anche di altri progetti di lavoro o collaborazioni, cosa che prima facevo di meno o credevo non potessero essermi utili. Oggi mi piace porre l’attenzione anche su questo, ma a modo mio, creandomi poi la mia cerchia e un pubblico che ormai mi segue e conosce bene il mio modo di lavorare e rapportarmi al pubblico. Certo è che a volte, come tutto quanto, è importante uscire dalla propria comfort zone e magari creare ulteriori e inediti contenuti che possano attirare l’attenzione dei vecchi e nuovi che arrivano sui tuoi profili social. Ovviamente, nel mezzo di tutto, bisogna non mai di non snaturare se stessi per un compromesso quale quello di avere solo fama e celebrità: bisogna essere coerenti a se stessi quando si fanno certe cose, seguire il proprio volere e mai farlo a discapito di una notorietà frivola e facile. Ultimamente sto creando nuove cose, nuovi progetti, mi sta piacendo e mi diverte perché rappresenta il mio estro artistico e creativo.

18. Avere una descrizione ben accurata nella bio, può aiutare?

Nella biografia del social intendi o in generale? Io credo che una via di mezzo sia necessaria secondo me, soprattutto se si sonda un determinato campo professionale. Ma nella bio non devi inserire né troppo (perché annoia) e né troppo poco. Se dici di essere scrittore, che ami leggere, magari la booklist, o altre professioni inerenti al tuo lavoro, condite da qualche sito o link che riporta al tuo libro, alle tue opere e altro di cui ti occupi. Secondo me basta quello, credo. Non deve esserci una lista lunga della spesa di tutto quello che fai perché a mio parere la gente ti deve conoscere, o imparare a conoscere, attraverso quello che pubblichi, quello che vuoi mostrare, quello che racconti di te. Non serve dire che sei copywriter, redattore “di”, correttore bozze, giornalista pluripremiato, scrittore pluripremiato, premi, riconoscimenti elencati tutti, blogger famosissimo della testata in questione, tutti i libri bestseller che hai scritto, le classifiche raggiunte, tutte le pubblicazioni. No, a mio parere fa perdere interesse verso di te e non porta il seguace di turno a scoprire chi sei. Tipo, ad esempio la bio sui social di Felicia Kingsley: scrittrice, casa editrice, la sua ultima pubblicazione, genere letterario prediletto, amante di candele profumate e di tè e infine il sito internet. Breve, concisa, specifica, semplice. Ed è una grande nel suo campo, eh! Si parla di una che ha venduto tantissimo con la Newton nel suo genere, eppure, signori, non ha bisogno di fare testamento nel scrivere la sua biografia sui social. Poi, contrariamente, ti vedi quelle che praticamente sono al di sotto, magari solo qualche pubblicazione e fanno un CV suoi social, della serie ” me la canto e me la suono da sola”. Che tipe quelle lì. Se invece si parla della biografia personale di un sito allora in quel caso la cosa può cambiare perché lì puoi dare spazio a chi sei, il tuo lavoro, alle cose che hai fatto, a cui stai lavorando, pubblicazioni, collaborazioni, aspetti della tua vita, delle tue passioni, ecc. Insomma, secondo me la biografia soprattutto di un sito internet o una pagina web o di un blog, in qualche modo è importante perché chi arriva per la prima volta su una delle tue pagine, deve capire chi ha di fronte a sé, deve comunque avere un quadro generale di cosa fai e cosa hai fatto. Una biografia è in qualche modo un curriculum vitae online e pubblico che racconta il tuo percorso di vita e professionale; va creata, costruita per bene, dev’essere estremante sincera e deve arrivare alla gente in maniera elaborata e diretta, così come il sito personale, io sto creando la mia pagina web d’autore, ci sto lavorando perché vorrei qualcosa che mi rappresentasse e che in qualche modo facesse capire chi sono.
Colgo l’occasione per ringraziare te Fabio delle domande interessanti, impertinenti e a volte scomode, che onestamente, amo rispondere perché più mi sento messo in difficoltà nel rispondere, più stimola la mia voglia di parlare e di espormi a cuore aperto e senza timore. Non sono fatto per le cose semplici, mi annoio facilmente con quelle. Grazie ancora perché ultimamente, sempre preso da lavoro e altre cose, ho dimenticato un po’ cosa significasse essere autore e raccontare qualcosa che non fosse strettamente legato al mio lavoro.
Grazie ancora per l’opportunità. A presto

In collaborazione con https://www.instagram.com/briciolacreation/

Intervista a Domenico Di Pintoultima modifica: 2023-09-15T15:47:13+02:00da pabproject
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