“Ciao amico, che succede? Che ti prende?”, mi chiese preoccupato Mirko.
“Ma niente, boh… Oggi mi sono svegliato così.”
“Dai andiamo a fa’ du’ passi, che te tiri su…”, propose.
Mi incamminai con il mio amico verso il parco, ma la mente viaggiava per i fatti suoi. I pensieri non mi consentivano di essere presente e quel fondo di malinconia e tristezza svuotava il cuore di buoni propositi e voglia di fare. Sapevo benissimo cosa mi stava succedendo: ero innamorato.
E non potevo pensare ad altro.
E ogni volta poi era sempre la stessa storia.
Ci stavo male, andavo in fissa, un velo di nostalgia misto a depressione si impossessava del mio volto tanto da risultare, visto da fuori, uno zombie arrancante.
“Perché l’amore mi fa così male? E perché mi sono innamorato di nuovo?”
Me ne accorsi proprio quella notte, anche se l’apprezzamento c’era già stato; da sempre, da anni. Eppure solo in quel momento riuscii a capire che si trattava proprio un sentimento maturo, potente, pungente.
Alle due di notte avevo sbarrato gli occhi già con quell’idea in testa. Mi ricordo di essere rimasto a fissare il soffitto per qualche secondo pensando: “Sì, è proprio amore!” e poi, come se nulla fosse ero ricrollato.
Mi ero addormentato, quella sera, leggendo un libro che parlava di una storia d’amore un po’ complicata, dove tutto gira intorno a una parolina scambiata tra i due ragazzi, semplice ma disarmante allo stesso tempo: GrazieINTRO – marzo 2021ultima modifica: 2022-02-21T20:40:52+01:00da